Catechismo articolo 2267: la Chiesa autorizza l’omicidio e la pena di morte

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (un insieme di codici che guidano e ordinano la vita del “buon” cristiano si legge una frase sconcertante e agghiacciante nel capitolo riguardante il Quinto Comandamento:

« Non uccidere » (Es 20,13).

articolo 2267: L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

Avete letto bene: la chiesa NON ESCLUDE IL RICORSO ALLA PENA DI MORTE ossia ammette e rende lecito l’OMICIDIO.

Quasi ogni giorno il Papa compare in televisione per condannare gli abusi sulla vita, invitando alla pace, alla fratellanza.. Quanta ipocrisia. Non credo affatto che il Papa non conosca il catechismo, e se non accettasse questo articolo, beh, nulla gli vieta di comparir in televisione per esprimer il proprio dissenso e ricordiamoci che come capo della Chiesa Cattolica dovrebbe avere anche una grossa voce in capitolo per modificare il codice! Eppure, niente. Non lui, non altri vescovi o cardinali. Nessuno! O almeno, sono pochissimi i “veri” Cristiani che hanno il coraggio di pensar con la propria testa e dirsi contrari al Catechismo non accettandolo per intero come marionette.

Se, l’art. 2261 del Nuovo Catechismo afferma che: “ La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: “ Non far morire l’innocente e il giusto “ (Es 23,7), è conseguenziale che: “Il comandamento : Non uccidere ha valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente” ( Evangelium vitae. n° 57) e valore relativo quando si riferisce alla persona colpevole. Infatti, l’art. 2267 del Nuovo Catechismo conferma che : “L’ insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’ identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte”.

La Chiesa, dunque, riconosce all’autorità pubblica il potere di applicare la pena di morte, nei confronti delle persone colpevoli, perché “la Scrittura”, e più, precisamente, il versetto 7 del capitolo 23 dell’Esodo: “ non far morire l’innocente e il giusto “, preciserebbe che il comandamento: “Non uccidere” è stato formulato da Dio per proteggere la vita delle persone innocenti, ma, non le colpevoli.

Ma la Chiesa è proprio certa che questa dottrina, così inumana, sia conforme alla legge divina e non sia, piuttosto, frutto di conformazione umana? E per “conformazione umana” mi riferisco al conflitto annoso fra Chiesa e Stato: per poter sopravvivere forse la Chiesa accetta compromessi per poter “sostenere” lo stato e far in modo che i cittadini cristiani possano sentirsi a posto con la coscienza nel momento in cui vivono e votano in uno stato in cui si “desidera” la pena di morte! Oppure è un modo per legittimare l’omicidio qualora ci si trovi di fronte a situazioni particolari tali da dover ricorrere all’autodifesa per omicidio per poter sopravvivere (situazione in cui rientra la difesa personale contro aggressori, o magari anche la difesa di altre persone contro aggressori come fanno i polizziotti, i militari etc etc; vi siete mai chiesti quanti siano i militari cristiani? E come fanno costoro a sparare e a uccidere e esser ugualmente cristiani? Forse questo articolo legittima il loro comportamento).

Provate a pensare, è come se Gesù di fronte alla folla che voleva lapidare la peccatrice anziché pronunciare le famose parole “chi è senza peccato scagli la prima pietra” imbracciasse un fucile e ammazzasse tutti gli astanti alla Rambo invocando la “legittima difesa”.

Per il Catechismo, di fronte alla legge divina: “Non uccidere”, le persone non sono considerata tutte uguali, ma, a priori, separate le buone dalle cattive, e proprio le cattive, per le quali Dio ha istituita la legge, defraudate dai benefici.

In realtà, “La Scrittura”, di cui parla il Catechismo, che “precisa la proibizione del quinto comandamento”, si riduce ad un versetto dell’ Antico Testamento: “Non far morire l’innocente e il giusto “, formulato, peraltro, in modo incompleto, infatti, citato per intero : “ Starai lontano dalla parola falsa e non ucciderai l’innocente e il giusto perché io non dichiaro giusto il colpevole “ (Es 23,7), rivela la vera intenzione dell’autore sacro, che non è certo quella di voler precisare la proibizione del quinto comandamento, come dichiara il Catechismo , ma formare le coscienze umane al giusto comportamento morale che devono assumere i soggetti giuridici nell’ambito di un processo penale : Dio vieta, categoricamente, ai giudici e ai testimoni, di ricorrere a parole false per deviare il corso della giustizia, provocando la condanna dell’innocente e l’assoluzione del colpevole. Intenzione che, l’autore sacro sottolinea anche con il versetto precedente: “ Non farai deviare il giudizio del povero, che si rivolge a te nel suo processo “ (Es 23,6).

Tra l’altro, non spetta all’Antico Testamento stabilire le verità divine in materia di fede e di morale, ma al Nuovo Testamento, mentre in esso non vi è un solo versetto che autorizzi la Chiesa a legittimare la pena di morte, una pena di natura vendicativa, assolutamente, contraria al perdono, che costituisce il D N A dello spirito cristiano.

Unitamente alla pena di morte, anche “la tortura” è stata considerata dalla Chiesa, moralmente lecita, solo con il Concilio Vaticano II è stata, finalmente, esclusa e condannata.

Prima, però, che fosse rigettata, un numero di persone, che solo Dio conosce, ha dovuto soffrire atrocità incredibili e tante di esse sono morte a causa di questa dottrina legittimata dalla Chiesa.

Ora, però, che il Concilio si è espresso in modo autentico e ufficiale contro tutte: “…le torture inflitte al corpo alla mente…ledono grandemente l’onore del creatore” (Gaudim et spes .n° 27) può, la Chiesa, continuare a considerare lecita la pena di morte? Non è forse la pena di morte una pratica di tortura, inflitta al corpo e alla mente?

Esiste la possibilità di mandare una mail al Papa per chiedere la cancellazione di questo vergognoso articolo. Basta scrivere a segreteriagenerale@vicariatusurbis.org

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